ChatGPT, l’AI è stata improvvisamente disabilitata per gli utenti italiani
Nelle ultime settimane si è parlato abbondantemente di ChatGPT, il miracoloso chat bot in grado di avere accesso in pochissimo tempo a migliaia di dati e di dialogare con gli utenti in modo impressionantemente naturale e umano. La piattaforma, sviluppata e resa disponibile da OpenAI, ha riscosso un’immediata popolarità tra gli utenti del nostro paese, ponendosi al centro di importanti dibattiti riguardo alle tecnologie del futuro e ispirando persino le grafiche di poster, t-shirt, zaini personalizzati e altri prodotti di merchandising.
Eppure, da qualche giorno, ChatGPT risulta inaccessibile per gli utenti dello stivale. Raggiungendo la piattaforma, infatti, un messaggio informa i visitatori che a partire dal 1 aprile 2023 una richiesta ufficiale del Garante per la protezione dei dati personali ha causato la disattivazione del servizio per tutti gli utenti italiani. Sebbene moltissimi avessero inizialmente ipotizzato che potesse trattarsi di un pesce d’aprile, il blocco permane ancora oggi. Quali sono, dunque, le cause che hanno portato alla disabilitazione di ChatGPT nel nostro paese e quando sarà possibile utilizzare nuovamente il portentoso chat bot?
Indice
Le cause del blocco
Il Garante della privacy avrebbe richiesto il blocco di ChatGPT il giorno 31 marzo, evidenziando alcune illiceità relative alla modalità con cui il servizio raccoglie i dati personali degli utenti. L’autorità giudiziaria italiana, inoltre, avrebbe rilevato l’assenza di un qualsiasi sistema per verificare l’età degli utenti che visitano la piattaforma. Per accedere a ChatGPT, infatti, è necessario effettuare un semplice login immettendo il proprio indirizzo di posta elettronica.
Alla società OpenAI, dunque, è stato concesso un periodo di tempo pari a 20 giorni per comunicare allo Stato italiano quali provvedimenti intende mettere in atto per ovviare a tali problematiche. Se non dovesse essere in grado di soddisfare i requisiti posti all’attenzione dall’autorità, infatti, sarebbe obbligata al pagamento di una multa piuttosto salata fino a 20 milioni.
Cosa potrebbe succedere?
Tutti gli utenti che avevano sottoscritto un abbonamento a pagamento per fruire dei servizi di ChatGPT sono stati prontamente rimborsati dalla società a causa del disagio. Se OpenAI sarà in grado di comunicare tempestivamente una valida risoluzione delle problematiche messe in evidenza dal Garante, allora non dovrà necessariamente effettuare il pagamento di una multa. La piattaforma, tuttavia, potrebbe subire alcuni piccoli cambiamenti.
Innanzitutto, agli utenti che visitano il portale potrebbe essere presentata un’informativa sul trattamento dei dati personali a cui bisognerà fornire il consenso. Inoltre, ChatGPT potrebbe dotarsi di sistemi che verificheranno l’età dei visitatori, vietando i propri servizi agli utenti con età inferiore ai 13 anni. L’ipotesi più probabile, quindi, è che il popolarissimo chat bot potrebbe tornare accessibile per gli utenti del nostro paese già nelle prossime settimane.
Il dilemma delle AI
Queste, dunque, sono le motivazioni che hanno spinto il Garante dei dati personali a chiedere il blocco immediato della piattaforma ChatGPT. È probabile che nelle prossime settimane il portale tornerà nuovamente online, dotandosi di sistemi in grado di verificare l’età dei propri utenti e di comunicare le modalità con cui i dati personali vengono raccolti. Resta, comunque, da capire se in futuro potrà nascere un organo preposto esclusivamente al regolamento delle piattaforme di intelligenza artificiale come questa.